
grafica di Federico Magli
🫧 𝐅𝐔𝐓𝐔𝐑𝐄 𝐈𝐍 𝐓𝐇𝐄 𝐏𝐀𝐒𝐓 🫧
𝘜𝘯𝘢 𝘮𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢-𝘢𝘵𝘭𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦, 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘴𝘤𝘰𝘴𝘪𝘵à 𝘥𝘦𝘭 𝘱𝘢𝘴𝘴𝘢𝘵𝘰, 𝘧𝘦𝘳𝘵𝘪𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢 𝘪𝘭 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰.
Dal 15 marzo Motus racconta oltre 30 anni di attività con FUTURE IN THE PAST, la mostra-atlante all’interno delle 10 stanze dell’Ala Nuova del Museo della Città di Rimini, in cui la compagnia espone per la prima volta l’archivio Motus attraverso video, documenti sonori, testi, fotografie e materiali grafici, sedimentati nel tempo in forma non ordinata.
Come suggerisce il titolo della mostra, secondo Motus il futuro e il passato non stanno in una dicotomia che li distanzia e li fa sembrare irrimediabilmente lontani, per escludersi a vicenda, piuttosto, li troviamo entrambi, contemporaneamente. Scivolare nel passato non è ripiegamento nostalgico nella memoria di ciò che è stato, ma si apre, si fa piega, incrinatura, interferenza, glitch, che aiuta a ridefinire questioni legate al contemporaneo e si fa strumento per immaginare nuovi futuri.
FUTURE IN THE PAST è un tentativo di attraversare, infestare e de-costruire un archivio teatrale lungo 35 anni. Motus racconta: “Abbiamo allestito le stanze dell’ex-ospedale di Rimini non pensando a uno stare immobile, ma secondo una nuova temporalità in cui passato, presente, e futuro si attraversano a vicenda, lacerandosi, facendosi, ognuno, strumento per questionare l’altro. Nel percorso espositivo vogliamo mantenere accesa la liveness stessa del teatro, procedendo per tracce, evocazioni, associazioni; gli elementi estrapolati rimandano alla nostra ricerca, ma allo stesso tempo creano un’ambientazione, si mettono in scena, cambiano il perimetro della stanza, delineando “un altro”, possibile spazio scenico”.
Oggetti, suoni, immagini, parole, rumori stanno insieme nelle varie stanze per associazioni (tattili, visive, sonore ecc…) e ricreano uno spazio “cumolonembico” per nuove riflessioni. Le sale del museo sono pensate attraverso una divisione tematica, che accorpa, quindi, progetti diversi, agglutinati per vicinanza di orizzonti, Leitmotiv che si ripetono e si ritrovano. I temi scelti, le parole chiave, sono, per ogni stanza, evocati da una frase, una citazione, che funge da collante, da mappa per insinuarsi tra le relazioni che connettono l’eterogeneità degli elementi presenti, ma diventa anche ponte con il contemporaneo. Parole-breccia che ci parlano delle esigenze e dei riferimenti che hanno accompagnato le ricerche di Motus, e che rimangono, allo stesso tempo, laceranti e necessarie verso questioni odierne e future.
“Vogliamo considerare questa esposizione più come Atlante che come Archivio – come dichiarano Daniela Nicolò, fondatrice di Motus con Enrico Casagrande, e Beatrice Ottaviani collaboratrice del progetto – per amplificare essenzialmente la dimensione performativa di questo accumulo esploso di materiali che diventano collante, cerniera e nuova soglia. Se da un lato scardiniamo la linearità, dall’altro esasperiamo nel modo più caotico possibile la moltitudine di materiali raccolti nell’albero archivistico (dalle rizomatiche radici). Ciò che ci interessa “inscenare” è proprio quel momento che sta in mezzo, che precede la stessa catalogazione. Si aprono scatoloni, si sfogliano quaderni: parole, fotografie, ri-emergono indicando altre traiettorie, si illuminano nuove nuance interpretative. Il tempo assopisce ma al tempo stesso nutre e concima, fa germogliare visioni future. Ecco, abbiamo tentato di ricreare l’istante in cui tutto è ancora esplosione confusionaria, commovente e spaventosa, un caos bellissimo e impossibile da riordinare, una massa informe che non è nulla ma rivela una tensione, un’energia inesauribile perché non è incanalata da nessuna parte, ma potrebbe potenzialmente diventare ancora qualsiasi altra cosa”.
La mostra diventa un’opera a sé, oggetto artistico autonomo fatto di frammenti, pezzi, scarti delle tante opere catalogate e numerate, che, nella collisione e convivenza all’interno di ogni stanza, generano un evento performativo nuovo. Come solito nel percorso di Motus, si fluttua fra i linguaggi lasciando il visitatore libero di creare la “propria collezione”.
“Un’opera aperta – afferma la co-curatrice Ilaria Mancia – che dura 35 anni e prosegue nel qui e ora (come in ogni circostanza del performativo), una mostra che espone il suo stesso formarsi fatto di attraversamenti di membrane porose, dove ciò che era nascosto nelle trame del lavoro viene ri-posizionato e condiviso; appare delicatamente per poi sparire di nuovo, attivando una relazione con lo spazio che si fa tempo e viceversa.
Nella collisione fra archivio e mostra del lavoro di una compagnia teatrale come Motus, si crea la possibilità di una nuova forma di drammaturgia fluttuante, che si dilata e si riannoda attraverso temporalità diverse che si mescolano e si fanno simultaneità immersiva. L’attraversamento dello spazio espositivo creerà nuove trame che si vivificano, fra tessiture e narrazioni, a ogni passaggio”.
Anche il portale dell’archivio digitale (navigabile dal 15 marzo su archivio.motusonline.com e accessibile da un dispositivo nella mostra stessa) realizzato con i partner di progetto 4Science e la Biblioteca Civica Gambalunga – Comune di Rimini con la preziosa cura dell’archivista Mara Sorrentino, pur nella linearità cronologica della catalogazione, apre possibilità di salti tematici e percorsi di lettura personalizzati e destrutturati.
FUTURE IN THE PAST è pensata anche come luogo in cui sostare, sdraiarsi, perdere tempo nell’ascolto o nello sfogliare quaderni di regia, entrare negli spettacoli da un altro punto di vista, che non è quello voyeuristico dello spettatore/spettatrice, ma quello del/della collezionista, del curator, di colui e colei che analizza scientificamente i componenti e li ri-nomina secondo un proprio lessico. Una mostra da abitare e con cui interagire lasciando tracce scritte o sonore, facendosi performer dello spazio espositivo che diviene nuovo palcoscenico per accogliere piccole azioni sceniche e posture.
In occasione degli ultimi cinque giorni della mostra FUTURE IN THE PAST, dal 30 aprile al 4 maggio, Supernova, invaderà gentilmente aree della città di Rimini per la sua III edizione, incluso il Museo della Città di Rimini. Supernova è un progetto per le arti performative curato da Motus, in collaborazione con Santarcangelo dei Teatri e Comune di Rimini e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna, che si espanderà con una “occupazione gentile” nel Teatro Galli, in alcuni spazi del centro storico tra i quali figurano l’Ala Nuova del Museo della Città, il Teatro degli Atti, l’Arena Francesca da Rimini e il grattacielo. Ci saranno anche incursioni nei quartieri più periferici con l’utilizzo degli spazi interni ed esterni dell’ex-cinema Astoria e del parco della Cava. L’intento è quello di realizzare un progetto artistico in sinergia con e per la città con proposte di linguaggi ibridi e azioni site specific.
Spettacoli, installazioni, workshop, incontri, live music, arti visive, cinema… è evidente come oggi i confini porosi fra le arti richiedano di uscire dalle caselle stereotipate in cui sono imbrigliate le creatività di tante realtà artistiche, storiche ed emergenti.
FUTURE IN THE PAST è la mostra dedicata all’Archivio Motus, realizzata grazie al bando PNRR TOCC, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU, “Transizione Digitale di Organismi Culturali e Creativi” in collaborazione con la Biblioteca Gambalunga di Rimini, il supporto del Comune di Rimini, il partner tecnico 4Science SPA e l’appoggio del laboratorio Sanzio Digital Heritage dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo.
Crediti
un progetto di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
con il contributo di Beatrice Ottaviani
e la co-curatela di Ilaria Mancia
allestimento Lucia Mussoni e Damiano Bagli
produzione Dea Vodopi
grafica Federico Magli
ufficio stampa UC studio
Info
Museo della Città – Ala Nuova
Via Luigi Tonini, 1, 47921 Rimini
Ingresso gratuito
Apertura dal martedì al venerdì 10:00-13:00,
sabato e domenica 10:00 -13:00 e 16:00-19:00.
Dal 30/04 al 04/05 10:00-13:00 e 16:00-19:00.