Presentato al Festival delle Colline torinesi all’Officina Grandi Riparazioni della Fiat, da quest’anno recuperata e utilizzata per esposizioni d’arte visiva (dove è stato presentato anche tutto il progetto Ics). Tutti i contest sono destinati a luoghi anomali, a Torino si è lavorato su questa straordinaria ex-fabbrica abbandonata.
LET THE SUNSHINE IN è il primo contest concepito per le OGR di Torino, con due soli protagonisti, Silvia e Benno, e la luce del sole, come testimone che tutto svela…
Due interpreti in uno spazio immenso, che, nella totale solitudine di coppia, si trasformano in (Antigone e Polinice), (Eteocle e Polinice), (Ismene e Antigone)… fratelli-personaggi volutamente posti fra parentesi, anch’essi pretesti mitopoietici dove, ad esempio, Polinice – pacifista o terrorista a seconda delle interpretazioni – incarna l’idea stessa di fratellanza, ma anche l’ambivalenza delle varie esegesi che negli anni si sono avvicendate attorno alla sua figura. Al centro del contest c’è dunque il legame potentissimo, autodistruttivo fra due fratelli/attori che provano una rappresentazione impossibile a farsi, che si sgretola nel suo tentare la verosimiglianza, che si frantuma nell’impatto con il qui ed ora… dove le figure tragiche sono “usate” secondo un personale processo combinatorio, una riscrittura politico-policentrica, quasi beckettiana.
Prendiamo avvio dall’eccesso di Antigone, dal fuori misura del suo fare, del suo stesso amare, dal suo esasperato attaccamento, quasi incestuoso, per Polinice, per andare alla ricerca della “living-Antigone” nelle rivolte del contemporaneo, lavorando per tracce, impronte, frammenti, indizi lasciati sul terreno.
Nel tentativo di ricomposizione di questi “resti” ci scontriamo con la morte quindicenne Alexis Grigoropoulos, ucciso il 6 dicembre 2008 ad Atene, da “una pallottola vagante” della polizia… un nuovo Polinice? Verso quel quartiere dirigeremo prossimamente il nostro sguardo, andando direttamente sul luogo a raccogliere voci ed immagini… ma questo è parte degli sviluppi futuri…
In questo primo contest passato e presente entrano in corto circuito ed esplodono, trascinando anche il pubblico nella deflagrazione: lo spettatore, posto al centro dello spazio scenico, bersagliato dalle nostre stesse domande, diviene inevitabilmente attore di una rappresentazione che “anarchicamente” deborda dai limiti del palcoscenico, fugge il teatro per sporcarsi con le incertezze e povertà del quotidiano… lontano dagli sprechi dei palazzi.