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©Tani Simberg
Chroma Keys è una incursione dentro al cinema, nella meraviglia della finzione e dei suoi vecchi “trucchi” stereoscopici. La possibilità della comparsa e sparizione repentina di un corpo “alieno” nella scena di un film – alla base degli artifici di tanto cinema delle origini – ci incuriosiva da tempo, ma mai avremmo immaginato di arrivare a un sabotaggio così sfrontato del frame. Abbiamo lavorato con il Green screen in Panorama, il nostro ultimo spettacolo realizzato con gli attori de La Mama di New York: anch’esso affonda le radici nel cinema, ma più per interrogare/boicottare le dinamiche, spesso avvilenti, delle auditions… Con Chroma Keys utilizziamo invece lo stesso semplice fondale fotografico verde/infinito per accelerare il potere liberatorio e visionario che questa antica tecnica cinematografica presuppone, svelandone il meccanismo in maniera performantica… e ironica. Silvia Calderoni interviene/precipita in un viaggio-trip allucinato dal clima apocalittico, immerso in quella luce da disastro imminente che tanto ricorre nella filmografia di Bela Tarr… Un movimento/immobile che potrebbe continuare all’inifinito, attraversando “citazioni” di film che in qualche modo rimandano/trattano/riflettono la sparizione, il senso dell’andare o dell’andarsene, dell’abbandono, ma anche della scoperta. L’atmosfera futuristica e distopica resta ambigua e sospesa: si presuppone un “mondo a venire” o piuttosto, “un mondo a venire senza mondo”, con il profilarsi di un evento che “la fa finita con tutti gli eventi” come in Melancholia di Lars Von Trier? Sta al pubblico completare la sceneggiatura.