Frankenstein (a history of hate)

20232025

ideazione e regia di Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
con un* performer in via di definizione
in video Enrico Casagrande e Silvia Calderoni
drammaturgia Daniela Nicolò
assistenti alla regia Astrid Risberg e Juliann Louise Larsen

musiche Demetrio Cecchitelli
scena e costumi Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
disegno luci e video Simona Gallo e Theo Longuemare
ambienti sonori Enrico Casagrande
fonica Martina Ciavatta
video Vladimir Bertozzi

produzione Francesca Raimondi
organizzazione e logistica Shaila Chenet
promozione Ilaria Depari
distribuzione internazionale Lisa Gilardino
comunicazione Dea Vodopi

una produzione Motus con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Snaporazverein (CH) e Romaeuropa Festival
residenze artistiche ospitate da AMAT & Comune di Fabriano, Sardegna Teatro e IRA institute

Margherita Caprilli

Un film performato

Tutto era quiete e gioia, tutto all’infuori di me;
io, come Lucifero, portavo in me l’inferno;
e poiché nulla amavo, sentivo il desiderio di sradicare gli alberi,
di spargere all’intorno sterminio e distruzione
e di sedermi poi a gioire fra le rovine.

(Frankenstein, Mary Shelley)

 

Con il movimento conclusivo del progetto Frankenstein Motus estende la “mappatura dell’orrore” partorita dalla mente mostruosa di una giovanissima Mary Shelley, per spostare il fuoco sul momento in cui la creatura inizia a percepirsi irrevocabilmente esclusa dalla beatitudine apparente degli umani, che la rifiutano solo per il suo aspetto non conforme.

Questo atto finale tratta di quel terribile click che fa convertire l’amore in ODIO, la benevolenza in violenza; [ÒDIO] è anche il nuovo film/documentario di Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande vincitore dell’ITALIAN COUNCIL 2024, (che sarà presentato nel Marzo 2026 al museo Mambo di Bologna). È un’indagine a tutto campo sul tema della vendetta e della violenza subita e perpetrata, basata su interviste con giovani di diverse estrazioni etniche e sociali, che alimentano la materia drammaturgica di questo secondo movimento.

Abbiamo sentito necessario rivolgerci a questa generazione, perché in un certo senso la creatura (che non ha età) attraversa un processo di “crescita” in totale solitudine sino al momento in cui scopre “la figura del padre” (che l’ha assemblato), trovando il suo diario… 

Sentendosi rifiutata comincia a sviluppare una serie di atteggiamenti di rivalsa tipici dell’età dello sviluppo verso l’istituzione familiare assente e la società in genere.

La creatura passa velocemente da un amore tenero (e ossessivo) per il dottor Frankenstein a un odio inestinguibile. Percependo la propria mostruosità e inadeguatezza, si perde in un universo di sentimenti contrastanti, che spesso le fanno perdere controllo. Qualcosa di simile al caos emotivo che abita tanti adolescenti di oggi, soprattutto se appartenenti a contesti di svantaggio economico e sociale. Stanno proliferando in maniera esorbitante fenomeni di violenza e bullismo fra giovanissim*, qualcosa che non si è mai verificato prima con tale intensità.

Vogliamo, come spesso accade nel nostro percorso, indagare, provare a capire, perché.

In questo secondo movimento alla voce della creatura si sovrappongono dunque altre voci e solitudini / testimonianze / “confessioni”, di giovani incontrat* in ambiti diversi, dalle scuole, ai centri di recupero, alle palestre popolari, ai luoghi di aggregazione di grandi città e dell’estremo sud italiano –  che saranno incarnate da un nuovo e misterioso essere/interprete che abiterà la scena.

Il film,  che è l’ossatura di tutto lo spettacolo – e sarà girato prevalentemente fra gli ecomostri incompiuti della Calabria – vede al centro un lungo dialogo fra Enrico Casagrande e Silvia Calderoni sulla creazione artistica e il tema della vendetta, spaccato poi dall’esplosione delle fiamme: il fuoco prometeico da cui scaturiranno una moltitudine di immagini e testimonianze raccolte nella ricerca, appositamente montate per lo spettacolo.

Un viaggio nella darkness di questi giorni, necessario e spietato, che, come tutte le discese agli inferi, porterà noi – e chi ci ha seguito nel viaggio – a riveder le stelle!

 

L’odio è visto come legato all’amore. O, per dirla più precisamente, l’amore è inteso come la precondizione dell’odio. Golden Allport nel suo classico racconto “The Nature of Prejudice” ritiene che «la simbiosi e una relazione d’amore precedono sempre l’odio. Non può, infatti, esserci odio finché non vi siano state a lungo centrate frustrazione e delusione»

(The Organisation of Hate, Sara Ahmed)

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