
Margherita Caprilli
Un film performato
Tutto era quiete e gioia, tutto all’infuori di me;
io, come Lucifero, portavo in me l’inferno;
e poiché nulla amavo, sentivo il desiderio di sradicare gli alberi,
di spargere all’intorno sterminio e distruzione
e di sedermi poi a gioire fra le rovine.
(Frankenstein, Mary Shelley)
Con il movimento conclusivo del progetto Frankenstein estendiamo la “mappatura dell’orrore” partorita dalla mente mostruosa di una giovanissima Mary Shelley, per spostare il fuoco sul momento in cui la creatura inizia a percepirsi irrevocabilmente esclusa dalla beatitudine apparente degli umani, che la rifiutano solo per il suo aspetto non conforme.
Questo atto finale tratta di quel terribile click che fa convertire l’amore in odio, la benevolenza in violenza, ed è connesso drammaturgicamente al nuovo film/documentario dal titolo [ÒDIO] (vincitore dell’ITALIAN COUNCIL 2024), che sarà presentato nel Marzo 2026 al museo Mambo di Bologna. Il docu-film è un’indagine a tutto campo, basata su interviste con giovani di diverse estrazioni, sul tema della vendetta e della violenza subita e perpetrata… perché chi odia non è mai felice.
Abbiamo sentito necessario rivolgerci a questa generazione, perché in un certo senso la creatura (che non ha età) attraversa un processo di “crescita” in totale solitudine sino al momento in cui scopre “la figura del padre” (che l’ha assemblata), trovando il suo diario…
Sentendosi rifiutata comincia a sviluppare una serie di atteggiamenti di rivalsa tipici dell’età dello sviluppo verso l’istituzione familiare assente e la società in genere.
La creatura passa velocemente da un amore tenero (e ossessivo) per il dottor Frankenstein a un odio inestinguibile. Percependo la propria mostruosità e inadeguatezza, si perde in un universo di sentimenti contrastanti, che spesso le fanno perdere controllo. Qualcosa di simile al caos emotivo che abita tanti adolescenti di oggi. Stanno proliferando in maniera esorbitante fenomeni di violenza, femminicidio e bullismo fra giovanissim*, qualcosa che non si era mai verificato prima con tale intensità.
Vogliamo, come spesso accade nel nostro percorso, indagare, provare a capire, perché.
Tra le fiamme del fuoco prometeico che attraversa questo secondo atto, alla voce della creatura si sovrappongono dunque altre voci / testimonianze / “confessioni”, di giovani incontrat* in ambiti diversi – dalle scuole ai centri di ritrovo e accoglienza di piccole e grandi città – che, parallelamente alle vicende dei capitoli finali del romanzo, saranno incarnate da due nuovi/e misteriose interpreti.
Testimoni sopravvissuti/e alla vicenda? Il capitano Walton e la sorella Margaret?
Il film, che è l’ossatura di tutto lo spettacolo – sarà girato prevalentemente fra gli ecomostri incompiuti della Calabria – terre di nessuno, ambienti apocalittici, un nuovo mondo (senza di noi) dopo la scomparsa di “The Last Man”- che è anche il titolo dell’ultimo, bellissimo, romanzo, di Mary Shelley. Un viaggio nella darkness di questi giorni, necessario e spietato, che, come tutte le discese agli inferi, porterà noi – e chi ci ha seguito nel viaggio – a riveder le stelle!
L’odio è visto come legato all’amore. O, per dirla più precisamente, l’amore è inteso come la precondizione dell’odio. Golden Allport nel suo classico racconto “The Nature of Prejudice” ritiene che «la simbiosi e una relazione d’amore precedono sempre l’odio. Non può, infatti, esserci odio finché non vi siano state a lungo centrate frustrazione e delusione»
(The Organisation of Hate, Sara Ahmed)