I need to see more
Than just three dimensions
Stranger than fiction
Faster than light
What Use? (Tuxedomoon)
L’idea di nuovo cominciamento, anche senza meta precisa, rispetto alle richieste di “brillante” performatività e iper-efficienza imposte alle nuove generazioni, ci sembra un bel modo per rimettere in gioco alcune attitudini desuete, come perdere tempo e mettersi in cammino, vagare per zone marginali e inesplorate da cui, appunto, ricominciare.
Rip it up and start again è uno spettacolo-concerto-karaoke-manifesto che ricerca nel passato recente per guardare l’oggi con occhi diversi e forse, anziché sputarci sopra, tenta di creare un’imprevedibile-altra scena-movimento, che possa scatenare stupore e spingere ad alzare il volume del dissenso.
Scegliamo di dare un’impronta musicale a questo nuovo spettacolo-avventura collettiva, perché la musica funziona spesso come efficace agente predittivo di cambiamenti più ampi, anche rispetto alla fatidica domanda che attanaglia le nuove generazioni alla fine di un percorso di studi: E ora che fare?
Rip it up and start again (che potrebbe essere una bella risposta) è anche il titolo scelto da Simon Reynolds per un recente libro sul Post-punk dei primi anni ’80, quelli di una generazione che ha fatto un estremo, brillante tentativo di risollevarsi, politicamente e artisticamente. Ripartiamo da qui, per questo progetto, anche perché i 15 attori sono tutti nati negli anni ’90, in “una generazione di cui ogni singola mossa era stata anticipata, tracciata, comprata e svenduta prima ancora di compiersi” (Mark Fisher).
Gli anni Zero non hanno certo dato inizio al futuro che in campo culturale ci aspettavamo, ma piuttosto a varie forme di “retromania”, in campo politico e, ancora una volta, in quello artistico-musicale: le reunion più o meno riuscite, le cover band, il ritorno del vinile e delle musicassette, hanno contribuito alla creazione di uno scenario dove anche i nuovi personaggi assomigliano a un patchwork di fenomeni precedenti. Rip it up and start again si propone di far conoscere a fondo gli slanci utopici di questo movimento di giovani, che allora avevano esattamente l’età degli allievi de La Manufacture, per contrastare la paura verso il futuro alimentata dai media e lo spirito “rinunciatario” instillato dallo stesso sistema scolastico, sempre più privatizzato. Il confronto con il Post-punk è quasi un pugno in faccia e un invito a mettersi a correre in avanti, anche senza una direzione prestabilita, e immaginare alternative irriducibilmente aliene al neoliberismo imperante del No Alternative.
Perché…
Senza il nuovo quanto può durare una cultura?
Cosa succede se i giovani non sono più in grado di suscitare stupore? (Mark Fisher)
Connesse a questo movimento minoritario si possono ritrovare le origini di una serie di lotte e rivendicazioni riguardo al gender, all’anti razzismo, al cyber-femminismo e alla sessualità polimorfa che oggi sono ormai alquanto riconosciute nell’opulento occidente dal mainstream alternativo, basti pensare al movimento Queer. Eppure è soprattutto in quegli anni che le rivendicazioni più estreme hanno cominciato a diffondersi in tutti gli ambiti artistici. Sono stati anche gli anni di una prolifica creatività provocatoria e “scandalosa”, poi violentemente ammansita dall’immissione sul mercato di enormi quantità di eroina che hanno falcidiato tanti heroes and heroines.
Guardiamo dunque a quegli anni, alle forme di rivalsa in campo artistico affinché possano essere propulsori d’idee rispetto al Do it yourself (che è l’anima dell’etica Post-punk).
Già allora non si metteva più in discussione il dominio delle merci, ma veniva criticamente riletto, re-interpretato per intervenire sulle fasi stesse del processo produttivo. Lo slogan dei Clash era appunto ”Potete farlo anche voi!”. La differenza è che ora la rete permette di farlo effettivamente ovunque e a costo zero, ma nell’isolamento della cameretta di fronte a una web-cam in diretta, mentre allora dovevi uscire di casa, trovare un postaccio per incontrarti, provare, fare la grafica e magari stampare una fanzine… Insomma metterti in moto e andare con le tue gambe.
E tutto questo era scritto nei testi delle canzoni di un’infinità di gruppi dilagati in tutta Europa, molti dei quali rimasti rigorosamente al di fuori dei mercati e più o meno sconosciuti, altri diventati super star. Alcune di queste canzoni sono dei veri capolavori poetici, che attingono a loro volta a tanti artisti visionari di altri periodi storici.
Abbiamo quindi invitato i 15 attori a ricercare, collezionare, immergersi nelle biografie e lyrics – racchiuse negli obsoleti vinili – di questi artisti tormentati, da Ian Curtis a Lydia Lunch. Così è nata la drammaturgia: tutti i testi di questo anomalo spettacolo-concerto sono infatti elaborazioni originali degli studenti stessi rispetto alle loro scelte di vita, il teatro e il futuro che li aspetta nel sistema dello spettacolo (e del mondo). Ciascuno ha “reagito” a suo modo al confronto con una delle 15 biografie di musicisti da noi proposte, non per mitizzare nostalgicamente un’epoca, ma per vivificare queste esperienze interrogandosi sul rapporto con il proprio tempo, la trasgressione e la libertà artistica… Riattivando lo spirito, per noi intramontabile, del Do it yourself (DIY)!