Del progetto Syrma Antigones fanno parte:
(Antigone) contest #1 – Let the sunshine in
(Antigone) contest #2 – Too Late
(Antigone) contest #3 – IOVADOVIA
SIAMO AFFASCINATI DA ANTIGONE, DA QUESTO RAPPORTO INCREDIBILE, QUESTO POTENTE LEGAME PRIVO DI DESIDERIO O QUESTO IMPOSSIBILE, IMMENSO DESIDERIO CHE NON POTEVA VIVERE, CAPACE SOLTANTO DI SCONVOLGERE, PARALIZZARE, ECCEDERE UN SISTEMA E UNA STORIA…
Jacques Derrida, Glas
“Scelgo il nome di Antigone per ricostruire-tracciare-delineare-delimitare-declinare il tema della rivolta nel contemporaneo, procedendo in modo per nulla esaustivo, ma frammentario e lacunoso… come fare del resto di fronte a questo nome che affascina e allontana? Non posso che dare forma a un fantasma privato, molto intimo e vacuo, appellarmi a lei come, per dirla con Hölderlin, un essere in comune sororale, di una comunità in cui il modo d’interagire peculiare ed esclusivo è quello che si ha con la sorella, alleata, confidente, amica criticamente fedele… E che muoia vergine è anch’esso segno inquieto di questa permanente natura sororale: non sarà sposa per attendere alla legge paterna, né madre, per continuità con quella materna. Unico letto di nozze, come ella stessa dice, sarà la sua tomba: esce così danzando dalla rete delle genealogie e delle filiazioni.
Il suicidio di Antigone è affermazione di sé: di sé cioè non-figlia, fratello. Suicidandosi afferma una socialità contro un’altra socialità.
È l’uomo o la donna della fraternità contro l’uomo o la donna della filialità.
Antigone è dunque una figura politica, eminentemente politica.”
(Daniela Nicolò, appunti di lavoro)
La traccia di Antigone
Scegliamo di affrontare Antigone, la “living-Antigone”, lavorando per tracce, impronte, frammenti, indizi lasciati sul terreno: del resto è proprio il trascinamento-tentata sepoltura del corpo di Polinice il centro della tragedia, o meglio, è la vicenda mitica più antica (Syrma Antigónes pareva chiamarsi una località vicina a Tebe, secondo Pausania…).
Ci addentriamo tramite un processo creativo messo in atto da evocazioni, anche astratte, immaginando uno spazio scenico come terreno segnato da impronte, solchi, pezzi dispersi dal vento e dagli animali… Tracce che continuano a suonare, parole e gesti rarefatti, grida e conflitti, voci lontane, pezzi di dialoghi e canti, scontri e irriducibili ostinazioni… che, in un eterno tornare, evocano senza dire, come suoni “fuori-sincrono”, masterizzati male e immagini solarizzate dalle intemperie… Una ricerca in continua oscillazione fra memoria e presente, che si volge indietro per riflettere sull’oggi.
La scelta di lavorare sulla figura di Antigone si colloca in continuità con tutto il processo precedente e ci pare incarni, da un’altra angolazione, uno dei temi chiave del progetto Ics(x) Racconti crudeli della giovinezza (2007-2008), ovvero il rapporto/conflitto fra generazioni.
“No, bisogna trovare qualcos’altro, una ragione migliore, per non fermarsi, un’altra parola, un’idea migliore, da mettere al negativo, un nuovo no.” Così recita uno degli ultimi testi del “movimento terzo” dei Racconti crudeli che ha debuttato il 26 giugno a Theater der Welt Festival di Halle, nella ex-Ddr… e sulla scia di queste parole proviamo, in altra forma e dinamica, a continuare la ricerca sulle relazioni/conflitti fra generazioni, sull’amore fra coetanei e fratelli e i tentativi di civile insurrezione… E’ momento di parlare di questo ora: come reagire ai tanti cadaveri nascosti che calpestiamo ogni giorno e che tutti fingono di non vedere come nell’allucinato film I cannibali di Liliana Cavani… O che spostiamo da un punto all’altro per non avere fastidio, come avveniva per il corpo dell’attore del Living Theatre, che per due ore recitava la morte sul palco… Si, abbiamo bisogno di correre e urlare, di sollevare polvere e rabbia, insieme alle città che sino a ora abbiamo mappato nei punti ribelli, nei Terrains-vagues sfuggiti al controllo, che ci faranno da coro…
Partiamo da un’impietosa riflessione su “…quanto sia difficile trasformare l’indignazione in azione…” e tutte le forme di resistenza, anche armata, per attraversare le vicende di Antigone con una rete di parole che vanno alla radice delle nostre stesse azioni – e omissioni – senza veli. Proseguiamo ostinati condividendo queste meditazioni con giovani incontrati nei luoghi in cui ci sposteremo per preparare il nuovo spettacolo, ancora nel lungo percorso attorno alla lettera Ics, che nega e segnala, che si fa a questo punto incrocio/crossing di vecchio e nuovo, memoria e presente… e soprattutto rifiuto verso un qui e ora che comincia a “puzzare di morto”.
Il tema è troppo ampio e controverso per essere risolto con una drammaturgia lineare mirata a concepire unidirezionalmente uno spettacolo definitivo: di riflesso alla complessità delle vicende di Antigone, e alle sue ricadute attuali, abbiamo scelto dunque di avvicinarci attraverso una sequenza di affondi tematici relativi alle diverse urgenze-attualità del testo.
E’ nostra pratica decennale giungere al debutto attraverso una serie di studi intermedi, ma in questo frangente abbiamo pensato invece ad un’altra formula di ricerca in divenire: non più work in progress, funzionanti per stratificazioni, ma eventi-performance intesi come contest ovvero confronti/scontri/discussioni/dialoghi per affrontare, le domande, interrogazioni, urgenze, sollecitazioni, contraddizioni elaborate da noi o inviateci da interlocutori esterni di riflesso alla possibile rilettura/dislocazione di Antigone oggi…
Lo spettacolo nel suo farsi inizialmente si frammenta, esplode, si frattura in questi spettacoli/contest lavorando con poco, all’insegna dell’assoluta povertà di mezzi e tecnologie… E’ una scelta di principio, obbligata certo dalla scarsezza di mezzi del sistema italiano, ma anche fortemente coerente con l’anima del percoso tutto: un viaggio con Antigone lontano dagli sprechi dei Palazzi!