Dal movimento primo di X(ics) Racconti crudeli della giovinezza
Dal movimento primo di X(ics) Racconti crudeli della giovinezza
DVD Video, durata 50′
Un aeroporto militare, visto attraverso la rete di recinzione, un centro commerciale, una vecchia cava di ghiaia sul Marecchia, una casa con muri completamente tatuati da scritte e disegni, uno stadio vuoto… Anche in Ics_Note per un film i luoghi, i paesaggi e gli interni sono margini, bordi sfrangiati e sfregiati del territorio in cui viviamo, pieghe in ombra della ipotetica città lineare che va da Cattolica a Ravenna…
Un margine, fatto non solo di luoghi abbandonati e dimenticati, ma anche di centri commerciali e multisale cinematografiche.
Queste cattedrali scintillanti stanno in mezzo al nulla, nel cuore della Romagna agricola, tra l’odore di fertilizzanti e gli svincoli stradali.
Ci hanno fatto pensare al “palazzo di luce”, il Metro-Center descritto da J.G. Ballard in Regno a venire, romanzo che per la sua straordinaria lucidità, ci ha toccati e guidati nell’immaginare questo “film senza sceneggiatura”. I pochi dialoghi, sghembi e a volte fuori sincrono, che affiorano frantumati e irrisolti nei rari momenti di incontro fra i protagonisti solitari della “non-storia”, provengono proprio dalla riscrittura di parti di questo romanzo e dell’altro ultimo Ballard di Millenium people.
Per scelta, ingenuità e coraggio, in Ics_Note per un film non c’è né trama né soluzione, non si arriva da nessuna parte. Non ci sono prove d’attore o coupe de cinéma.
Esponiamo il tempo che passa per inerzia, soffermandoci sui volti di un ragazzo e una ragazza che si guardano e non hanno niente da dirsi, stanno, come si sta la domenica pomeriggio, a vent’anni, seduti su un marciapiede e si attende che faccia buio, che un altro giorno passi. Il correre veloce con i pattini, l’allenamento di una ragazza che vuole parlare ai suoi coetanei, condividere con loro un malessere, provare a realizzare “un’insurrezione invisibile dei corpi” conduce a qualcosa?
L’incontro avviene? Provoca qualche cambiamento?
Forse si.
Tutto comunque evapora, volatile come il nostro sguardo. Un uomo incontra suo figlio, i due giocano, passeggiano, nulla piú. Non c’è niente altro dietro, nessun disegno, nessuna metafora o doppio senso se non il vuoto. Il vuoto della normalità. Il vuoto del così come è.
Affiora anche il tentativo di ricucire un rapporto, una potenziale storia, ma i lembi sono troppo fragili perchè ago e filo riescano veramente a chiudere, a contenere qualcosa che si dimostra, comunque, sempre liquido e sfuggente. Le parole sono sopraffatte dal vento in camera, che le rende impercettibili, nulle, coperte da un frastuono simile a quello degli aerei che continuamente solcano il cielo del film, facendolo a pezzi.
Allora, perchè? Perchè mettere insieme cinquanta minuti di informazioni, (dati) numerici, che chiederanno cinquanta minuti di attenzione a chi li guarda, e sicuramente almeno altri cinque per esprimere un giudizio? Perchè siamo assolutamente stanchi delle storie, per quanto belle siano, che il cinema nella sua breve, ma straripante vita, ci ha dato.
Perchè continua a esistere un solo e possibile modo di costruire il cinema partendo da una sceneggiatura per far collimare gli intrecci, stupire con rimandi e capovolgimenti, nonostante anni di sperimentazioni e destrutturazioni? Perchè continua a esistere un solo modo di concepire il teatro riferendosi a un testo o una narrazione quando è comprovato che può raccontare molto più un’immagine di mille parole… eppure, siamo ancora qui a scrivere queste cose. Fare, il più possibile, ribaltando i percorsi creativi: quando abbiamo dato avvio al progetto Ics non ci siamo chiusi in sala prove, scegliendo invece di stare, all’aperto, filmando, per giorni e giorni… e ora, dopo un anno, ricuciamo le immagini in questo formato, mentre progettiamo il prossimo.
Stiamo sull’orlo di un burrone.
Ma non ci buttiamo.
Guardiamo il fondo, sotto i nostri piedi, muoviamo lo zoom avanti e indietro, facendo caso al ronzio che questo movimento provoca e cercando proprio di raccontare quel ronzio, che non ci infastidisce ma ci stimola ad andare dentro, dietro, sotto, la superficie dello schermo e delle cose.
Bon voyage.