Uno stato di eccitazione senza nome che carica l’ambiente, / uno struggimento, / che sprofonda nel buio della notte, tumultuosa, un’intimità tra sconosciuti, / e i denti marci, Wojnarowicz che si vuole suicidare, il buco di eroina / e ancor tuttx nel tremore nel sole, / poi l’imprevisto, qualcosa di repentino / il baluginio dell’acqua, del fiume, che ci fa intravedere, solo per un attimo / e c’è anche la possibilità della paura, / chiudere gli occhi, diventare solx / e poi ritrovarsi nel tutto pieno della massa dei corpi / quella gioia estenuante. I disturbi della memoria, la memoria può essere solo disturbata – le interferenze, i buchi. La solitudine, ma forse al plurale: le solitudini – molto spazio vuoto attorno a un corpo. Un’estetica del collasso, l’outdoor privo di regole. I battuage.
Scriviamo di un’utopia dei corpi di cui non abbiamo esperienza – a cui (noi) non abbiamo accesso. Di un desiderio struggente di essere moltx, di un baluginìo di futuri possibili.
D.W. in un suo lavoro cuce insieme due pezzi di pane raffermo, con un filo
rosso. Per rifare l’intero, impossibile – l’intero manca. Per fermare la vita, dilazionare la morte.
O forse potremmo buttare tutto alle ortiche. Sono fortunate le ortiche. Hanno tante idee scartate di cui nutrirsi.
Referimenti: David Wojnarowicz, José Esteban Muñoz, Samuel R. Delany, Olivia Laing, Peter Hujar, Jonathan Weinberg, Jack Halberstam, Douglas Crimp, Shelley Seccombe, Alvin Balltrop, Leonard Fink, Tava e moltx altrx.
Nota:
ho visto un documentario su un polpo. breve. degli anni sessanta. la voce parlava francese, capito poco, nulla direi. ma aveva un andamento terrorifico, da horror. sussultavo ad ogni attacco di frase. il polpo aveva la granulosità metallica della pellicola in technicolor. per via della voce narrante, e anche della sonorizzazione, sembrava un assassino. si muoveva, pericoloso, sui fondali, tentacolare. vischioso. ma del resto era un polpo, faceva il suo lavoro. chissà, se era sempre lo stesso polpo. me lo chiedo spesso, quando guardo i documentari. se il polpo di cui seguiamo le vicende, la leonessa acquattata, il coleottero melolontha siano sempre lo stesso polpo la stessa leonessa lo stesso coleottero. o non siano individui diversi, ripresi in momenti e magari anche in luoghi diversi. sarei in grado di distinguerli l’uno dall’altro? e che cos’è, che sappiamo distinguere con certezza?
Bio
Silvia Calderoni
Silvia Calderoni è attrice, performer e autrice. Si forma artisticamente da giovanissima con la compagnia Teatro della Valdoca, di cui è stata interprete in diverse produzioni tra cui Paesaggio con fratello rotto. Dal 2006 è parte attiva della compagnia Motus ed è interprete negli spettacoli Rumore Rosa, A place, ICS – racconti crudeli della giovinezza, Crac, Let the sunshine in, Too-late, Iovadovia, Tre atti pubblici, Alexis. Una tragedia greca, nella tempesta, Caliban Cannibal, King Arthur, Tutto brucia ospitati in festival nazionali e internazionali. È protagonista di The Plot is the Revolution a fianco di Judith Malina, storica fondatrice del Living Theatre. Dal 2015 è in tournèe con il solo MDLSX, di cui firma anche la drammaturgia insieme a Daniela Nicolò. Nel 2022 è in scena ancora con Valdoca con Enigma. Requiem per Pinocchio. Premio Ubu 2009 come miglior attrice under 30, al cinema è Kaspar in La leggenda di Kaspar Hauser, film cult diretto da Davide Manuli (2012), e poi in Last Words (2020) di Jonathan Nossiter, nella serie Sky Romolus, diretta da Matteo Rovere e in Non mi uccidere (2021) di Andrea De Sica. È protagonista del film e video opera Moonbird (2022) di RäDi Martino.
È artista associata di Queering Platform del Kowloon Cultural District di Hong Kong e consulente artistica di Sherocco Festival (Ostuni).
Ilenia Caleo
Ilenia Caleo è performer, attivista e ricercatrice. Dal 2000 lavora come attrice, performer e dramaturg nella scena contemporanea, collaborando con diverse compagnie e registe/i. Filosofa di formazione, è ricercatrice allo IUAV di Venezia e
cofondatrice del Master Studi e Politiche di Genere di Roma Tre. Si occupa di corporeità, epistemologie femministe, sperimentazioni nelle performing arts, nuove istituzioni e forme del lavoro culturale. Collabora con il gruppo di ricerca del progetto “INCOMMON. In praise of community. Shared creativity in arts and politics in Italy (1959-1979)”, ERC Starting Grant.
Ha pubblicato il volume Performance, materia, affetti. Una cartografia femminista, Bulzoni 2021 e co-curato In fiamme. La performance nello spazio delle lotte 1967/1979, b-r-u-n-o 2021. Ha curato la drammaturgia di Tutto brucia (2021) di Motus e di
Exinction / les Phalènes (2022) del coreografo Alexandre Roccoli.
Attivista del Teatro Valle Occupato e nei movimenti dei commons e queer-femministi, è cresciuta politicamente e artisticamente nella scena delle contro-culture underground e dei centri sociali.
Calderoni-Caleo si incontrano nel 2012 al Teatro Valle Occupato in Animale politico project di Motus e danno vita a un progetto comune tra residenze artistiche, atelier di ricerca e performance. Dal 2018 sono docenti allo IUAV di Venezia nel Laboratorio di Arti visive. A partire dal workshop di Biennale College Teatro 2018, hanno dato vita a KISS (2019), progetto performativo con 23 performer, prodotto da Santarcangelo Festival, CSS Udine, Motus. Per la Queering Platform di Hong Kong curano insieme il progetto nomade SO IT IS. Nel 2021 hanno fatto parte di Flu水o, progetto collettivo e crossdisciplinare vincitore dell’Italian Council (9° Edizione 2020), presentato a Milano e Soul.
Nel 2022 hanno creato Pick Pocket Paradise, un’installazione ambientale ideata per la mostra “Espressioni con frazioni” del Castello di Rivoli Museo di Arte contemporanea (Torino).
Nel 2022 hanno presentato uno studio del loro ultimo lavoro performativo The present is not enough [primo baluginio], co-prodotto da Azienda Speciale Palaexpo – Mattatoio | Progetto Prender-si Cura, Kampnagel (Hamburg), Kunstencentrum Vooruit vzw (Ghent), Motus Vague, che debutta a Amburgo nel gennaio 2023.
Oltre ai progetti artistici, condividono in verità un po’ tutto.